Nel calcio – come in molti sport professionistici – il premio più grande è vincere la coppa del primo classificato, quella bella dei campioni. Nel panificio – in passato, quando si cominciava a lavorare – il premio più ambito era quando il titolare «consentiva» al giovane apprendista di portarsi a casa, alla fine del turno, un filone di pane. Mauro Alboni da Ravenna ha sempre mirato in alto: e non poteva fare altrimenti, visto che aveva otto fratelli e in famiglia il cibo serviva eccome. «Ho sempre contribuito con quello che potevo. All’inizio con il pane ed i primi stipendi, poi con i soldi (pochi) che mi arrivavano dal calcio. Giocavo nel Baracca Lugo in promozione, e avevo anche buoni numeri, ero compagno di Valerio Spadoni che poi è finito alla Roma e in nazionale. Delle volte, quando c’erano i tornei e mi schieravano titolare fisso, dormivo forse mezz’ora al giorno. Il fatto è che ero titolare anche nel forno, così dopo la partita mi buttavo sul letto per recuperare un po’ e subito entravo in campo con l’altra squadra, quella di notte!» [continua dopo la foto]
Mauro, da buon difensore di fascia che corre e crossa, non è un tipo da starsene fermo così apre un suo panificio e lo tiene per oltre undici anni. Poi siccome oltre ai piedi gli piace usare la testa e le mani, sapendo disegnare anche bene, inizia a realizzare opere artistiche in pane, frequenta corsi su corsi ed entra nel Club Arti e Mestieri con sede a Ravenna. «Ho conosciuto buoni amici, ottimi professionisti e mi sono confrontato con panificatori provenienti da molti paesi esteri. Insieme alla mia squadra ho vinto il campionato del mondo di panificazione e mi hanno chiamato a fare il presidente di giuria in Australia! Questo mi ha permesso di allargare la visione del nostro lavoro, che non è solo starcene di notte a impastare aspettando i clienti al mattino…» [continua dopo la foto]
Siamo curiosi e gli chiediamo di approfondire. «Durante il lock-down è esplosa letteralmente la figura del fornaio, tutti in famiglia hanno provato a fare il pane veloce, magari subito pronto in giornata. Oltre ad imparare sul web molti sono andati nei panifici ad acquistare materie prime, a chiedere consigli per farsi il pane in casa. Ecco, dopo essersi messi alla prova, ritengo che adesso tutti abbiano compreso la reale difficoltà del lavoro del fornaio. Mi spiego meglio: la ricetta del pane non è solo acqua, farina e lievito. Ma è anche e soprattutto talento e dare importanza ai tempi morti. Faccio un esempio: Il lievito madre – se decidi di farlo – non è acqua e farina e basta ma è continua attenzione, dedizione nel rinfrescarlo quotidianamente; pensa che noi chiamiamo questa operazione, appunto, dar da mangiare al bambino! Insomma il pane con il lievito madre pronto in giornata, come si vede sul web, non è poi così semplice da realizzare».[continua dopo la foto]
Mauro Alboni, ci teniamo a dirlo, è l’inventore di un pane speciale che al Sigep 2013 ha vinto il primo premio come prodotto innovativo. «Esatto, volevamo fare un pane per tutti, buono e leggero, dedicato anche a chi ha intolleranze alimentari. Abbiamo tratto spunto dalle tradizioni cinesi e così è nato il pane al vapore. Si miscelano farina di grano saraceno, farina di riso, mais con albumi biologici e si dà gusto con semi di miglio ecc. Poi l’impasto viene messo in contenitori circolari e dopo una lievitazione di 40min. si fa cuocere a vapore in pentola con sotto una tisana aromatica in ebollizione. Il risultato è un pane senza crosta, fatto di mollica, assolutamente ideale per chiunque!» [continua dopo la foto]
Durante il suo viaggio in Australia Mauro ha scoperto un oggetto che – dopo ciò che è successo in tutto il mondo – rappresenta una «svolta» per la sicurezza e per l’immagine dei panificatori e, in genere, di chi lavora al pubblico nel settore Ho.Re.Ca. «Non è bello, in generale, quando guardi un cliente e non riesci a mostrare bocca e naso perché nascosti dalla mascherina obbligatoria. Invece stiamo parlando di una protezione trasparente da tenere sulla parte bassa del volto, così da non celare niente: si indossa come le comuni mascherine, ma è fatta in policarbonato, lo stesso materiale dei biberon, non inquina è lavabile e personalizzabile. In questo modo l’intero volto è visibile e puoi dialogare sorridendo con chiunque, e di questi tempi è importantissimo». Mauro ha ragione, questa nuova mascherina ci piace molto, come – di sicuro – piacerà ai lettori di pianetapane.it.! [continua dopo la foto]
Alfredo Falcone – alfredo@pianetapane.it