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REDAZIONE – COSA UNISCE LA SARDEGNA AL CHIANTI? UNA FAMIGLIA DI FORNAI.

«Il pane abbraccia tutti». Lo abbiamo detto (e scritto) a marzo, nel pieno dell’emergenza Covid. Il pane abbraccia e unisce con la sua bontà, con il suo profumo ma anche e soprattutto per i valori che rappresenta: il mestiere, la fatica, il sacrificio, la tradizione, la famiglia… Il pane unisce le persone ma anche i luoghi, quelli apparentemente distanti e profondamente diversi come Gonnosfanàdiga, nel sud della Sardegna, e Gaiole in Chianti, nel centro della Toscana. Li unisce perché Giovanni Prenza, muratore sardo rimasto all’improvviso senza impiego, ha deciso di voltare pagina e attraversare perfino il mare pur di cambiare tutto e darsi una seconda possibilità. «Mio padre aveva già fatto il fornaio in sardegna» – ci dice Maurizio, secondo di tre figli – «poi dopo qualche anno nel Valdarno, ha rilevato nel 2010 uno storico panificio a Gaiole e così ci siamo trasferiti qui nel Chianti» [continua dopo la foto] 

 
«Mamma e papà stanno in laboratorio mentre io e mio fratello Valentino, oltre a fare il pane, ci occupiamo delle consegne e della gestione del punto vendita 
nel centro del paese. Serviamo gli abitanti di Gaiole ma anche le frazioni tutt’intorno, dando i nostri prodotti a molti negozi di alimentari di questa parte del Chianti. Invece Luigi, mio fratello maggiore, ha aperto una pizzeria a Radda in Chianti». La zona è famosa e ci vengono da ogni parte del mondo, non solo per il vino ma anche e soprattutto per le bellezze del paesaggio. Qual è il pane preferito del turista? «Quello toscano senza sale, ovviamente! Ci chiedono anche pani speciali a lievitazione naturale, quelli ai multi cereali ricchi di orzo, avena, mais ecc. Vanno forte anche i pani all’olio e la nostra morbida schiacciata al rosmarino» [continua dopo la foto] 

 
Ogni membro della famiglia Prenza ha il suo compito, continua Maurizio«A mezzogiorno facciamo quelli che chiamiamo “i lievitini”, cioè impastiamo acqua, farina e lievito in piccole forme e li lasciamo riposare fino alla sera. Prima di cena nostro padre li rinfresca e prepara l’impasto unico per fare il pane. Il tutto viene lasciato nuovamente a riposo fino alle 2,30 del mattino. A quel punto si lavora realizzando i vari pani fino alle sfornate dell’alba. Fare buoni prodotti significa metterci tutto il tempo necessario» ci tiene a sottolineare. «I castelli, gli hotel di lusso e i relais del Chianti ci chiedono piccole focacce, pizzette, pani speciali, integrali, a lievitazione naturale con tagli personalizzati. E noi consegniamo il tutto direttamente a domicilio». [continua dopo la foto] 

 
Data l’origine della famiglia, chiediamo se tra i vari prodotti del panificio Prenza non vi sia qualche pane caratteristico sardo. «In realtà no, ma abbiamo creato una focaccia – in Toscana si chiama “schiacciata” – molto secca e bassa, che di aspetto sembra quasi una sfoglia: assomiglia un po’ al nostro “pane carasau” ma è più consistente. E’ croccante, gustosa e si mangia a mo’ di snack, ce la chiedono tutti!». Concludiamo informandoci su come sia andata l’attività durante il lock-down«Non abbiamo mai chiuso. Lavoravamo per garantire il servizio a tutti i nostri concittadini. Ci chiedevano lievito e farina per farsi il pane in casa e così lo fornivamo noi al negozio in centro». Ultima domanda: nostalgia della Sardegna? «Certo che sì!» – dice Maurizio sollevando la mascherina personalizzata proprio con la bandiera sarda – «Ci andiamo quando possiamo, di solito una volta l’anno in inverno, per le feste…». Già, perché alla fine – grazie al pane – Gonnosfanàdiga sta proprio accanto a Gaiole, no?  [continua dopo la foto] 

 
Alfredo Falcone

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