Partiti da qualche paese straniero con il sogno di cambiare vita: una realtà che accomuna tanti immigrati che sbarcano qui in Italia sperando di migliorare le proprie condizioni di vita. Qualche volta ci riescono, qualche altra no: ciò che è importante notare è l’elemento che aggrega e unisce.
In molti casi può trattarsi anche di un semplice prodotto tradizionale; prendiamo la pizza ad esempio. Il nostro territorio è stato spesso teatro di storia come questa, rifugiati provenienti da paesi nei quali anche vivere è un lusso e che, una volta sbarcati in Italia, hanno frequentato scuole per pizzaioli così da apprendere un mestiere e tentare di affrancarsi.
Le tradizioni locali come ponte tra culture, elemento in grado di unire realtà anche profondamente differenti. L’ultima volta era successo a Napoli nel 2016; ora la storia si è ripetuta a Fiumicino, sul litorale romano.
In un centro di accoglienza del luogo infatti è stato adibito un corso per diventare pizzaioli rivolto esclusivamente a richiedenti asilo e rifugiati. Un esempio di integrazione che, come è stato riportato dal sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, sul suo profilo Instagram, prevede un percorso formativo teorico-pratico aperto sia a richiedenti asilo che a cittadini italiani.
Il corso di formazione è infatti stato promosso dal Comune di Fiumicino e dal Ministero dell’Interno nel centro d’accoglienza Il Fontanile; il tutto nell’ambito del progetto Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati con la collaborazione dell’associazione IdeaForm.
Una struttura all’interno della quale è presente un laboratorio attrezzato con macchinari professionali quali ad esempio forno, impastatrice e quant’altro possa fare all’occorrenza.
Un modo per avvicinare italiani e richiedenti asilo unendoli nel medesimo contesto, che poi è quello di imparare un mestiere venendo a contatto con una delle più antiche tradizioni culinarie italiane.
Un’idea che prende spunto da quanto accaduto in passato in Campania, dove il percorso formativo aveva dato i suoi frutti dato che molti candidati, sempre rifugiati politici o richiedenti asilo, avevano effettivamente appreso il mestiere al punto che avevano poi proseguito lavorando stabilmente in alcune pizzerie, a Napoli o in altre città di Italia.
Un modo pratico per cercare di inserire queste persone che sbarcano da realtà difficili all’interno del nostro contesto sociale, provando a crearsi competenze professionali da rivendersi poi sul mercato così da potersi costruire una vita; diversa ovviamente da quella che avrebbero condotto nel proprio paese di origine.
FONTE:http://www.corsoitalianews.it