“….ad alleviare i morsi della fame bastano pane e sale” Orazio nelle Satire consigliava di cibarsi di pane. I romani, e dunque, i pompeiani amavano il pane. Molte fonti lo narrano così come anche i residui di pani e pasti rinvenuti tra le ceneri di Pompei. Ed ora che a Pompei, grazie ai restauri del Grande progetto Pompei, sono visitabili panifici pubblici e privati, anche i turisti potranno ammirare i meravigliosi panifici ed immaginare le fasi della panificazione nell’antica Pompei. Secondo gli esperti prima del 79 d.C. vi erano 34 panifici con forni, i pistrina, e macine di pietra lavica che venivano fatte girare grazie al lavoro degli schiavi e o anche dagli asini. Sono visitabili i panifici della Casa dei Casti Amanti, della Casa di Sirico ed il forno di Popidio Prisco con tre macine. Quest’ultimo era un ricco commerciante di vino. Mentre nelle due domus da pochissimo restaurate i forni con macine, vasche e segni ben auguranti erano simbolo della ricchezza della famiglia.
Prima dell’eruzione del 79 d.C., contava 34 panificatori muniti di forni (i pistrina) e macine di pietra lavica, alcuni dei quali forniti anche di banchi di vendita. Circa 5 tra questi erano considerati grandi panificatori (fino a 3 macine), altri, più piccoli, ne avevano una sola. Le macine erano fatte girare “a mano”, dagli schiavi o dagli asini.
Secondo le fonti vi erano 10 tipi di pane. A partire dal V secolo a.C. i grandi portati dalla Sicilia ed Africa consentivano già la panificazione. Il panis siligineus, pane bianco prodotto con farine particolari e destinato ai ricchi, era suddiviso in otto parti, che venivano spezzate con le mani.
Il panis artolaganu, pane delle feste e condito con ortaggi, canditi, miele, olio e vino, quindi il panis adipatus, con lardo. Il pane destinato ai poveri era il panis cibarius, tipo ciabatta e composto da farina setacciata di orzo e farro. Quindi il panis secundarius a forma allungata e prodotto con farina integrale.
Ed ancora il panis bucellatus, un pane biscottato che prevedeva la cottura seguita da un’”asciugatura” in forno caldo. Il panis furfureus, un pane prodotto con la crusca e destinato ai cani.
FONTE: http://www.napolipost.com/