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Panificatori trentini: “Pronti a fare il nostro pane solo con farine autoctone. Puntiamo sulla qualità per contrastare il pane surgelato che arriva dall’estero”

Oggi basta entrare in un qualsiasi supermercato per capire che è quasi impossibile distinguere tra pane fresco artigianale e quello precotto, surgelato che viene dall’estero. Le scritte che appaio sono però, in alcuni casi,  molto chiare: “Pane ottenuto da semilavorato precotto, surgelato”. Non di rado è prodotto nell’Europa dell’Est e finito di cuocere poi nei nostri supermercati.

Una presenza che è aumentata nel corso degli anni mettendo a dura prova un settore, quello dei panettieri, che non rinuncia a portare avanti un’arte tramandata da generazioni. Il Trentino, anche quest’anno, grazie ai giovani della scuola d’Arte bianca di Rovereto, ha conquistato il primo posto nazionale alla Sigep di Rimini e sono oltre un centinaio i panettieri che si impegnano per far arrivare sulle nostre tavole ogni giorno del pane. Accanto a questi una decina hanno l’importante titolo di maestro panificatore.

Quella che viene definita “Arte bianca” oggi in alcuni casi è solamente l’informare pezzi di pane surgelato arrivati da fuori Italia rivenduti poi dalle industrie.

“Per noi – spiega Emanuele Bonafini, presidente dell’associazione Panificatori del Trentino – è impossibile competere sui prezzi con le aziende che producono a livello industriale. Oggi la richiesta di pane nostro combatte con la grossa concorrenza mediatica della grande industria che cerca sempre più di paragonare il prodotto di lunga conservazione con il prodotto fresco. Ecco perché puntiamo sulla qualità. La nostra è imbattibile e ora la sfida sarà quella di riuscire a produrre del pane utilizzando solo farine autoctone”.

Una sfida che deve fare i conti anche con i costi, soprattutto quelli riferiti alle materi prime.  “Ci troviamo in una situazione contingente difficile – continua Bonafini – ma cerchiamo di mantenere i costi delle materie stabili con delle oscillazioni che sono dovute ai costi fissi come energia e il costo del lavoro. Dobbiamo però fronteggiare un aumento del costo dovuto al nostro impegno nel voler utilizzare le materie prime autoctone che costano di più”.

Un impegno, ha concluso il presidente dei Panificatori trentini “che speriamo venga colto dal consumatore che riconosce la qualità di un prodotto che giornalmente si può trovare fresco”.

FONTEhttp://www.ildolomiti.it/

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