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Il pane è buono come… il pane

Dall’impasto di farina, acqua, lievito e sale nasce il pane, che assieme alla pasta è uno degli alimenti più gettonati dagli italiani! Del resto si dice “buono come il pane” e mai proverbio fu più azzeccato! Buono sì ma forse un po’ “caro” – potrebbe obiettare qualcuno –, ciononostante se sommiamo il lavoro che sta dietro ad ogni singola pagnotta e l’impegno del fornaio, allora è sicuro che nessuno abbia da eccepire sul costo di quello pare sia l’alimento più saporito tra quelli circolanti…

In verità il prezzo al chilo oscilla, mutando da zona a zona, e qualche volta persino nella stessa località! Mediamente l’importo si aggira attorno ai due euro, che nonostante i pochi ingredienti può dirsi ampiamente giustificato visto che prepararlo è impegnativo! A tal proposito va evidenziato che l’attività di panificazione italiana è sinonimo di professionalità ed impegno per garantire prodotti eccellenti. Ciò detto è vero che negli ultimi anni la clientela è diventata più esigente. Se un tempo l’opzione “pane” era tra “comune o all’olio” ora come ora è proposto in mille e più declinazioni. Lo si trova ai cereali, alle olive, alle spezie, al peperoncino e chi più ne ha più ne metta. Tradotto, significa ricerca (e lavoro) per accontentare i gusti dell’utenza che, a ragione, lo reputa un alimento irrinunciabile. Sicuramente anni addietro le tipologie in vendita erano inferiori, e soprattutto “tipicizzate”. Quindi per mangiare il caratteristico pane toscano bisognava essere in “riva all’Arno”, e per gustare l’inconfondibile michetta milanese trovarsi nel capoluogo meneghino. Ora come ora ogni panificio – oltre ai formati locali – sforna quelli “extraregionali”, così al Nord si trovano quelli caratteristici del Mezzogiorno e viceversa, va da sé!

Senza contare che le panetterie producono una vasta gamma di dolci, focacce, pizze al taglio, grissini e altre golosità pronte per l’assaggio tout court. Insomma, sono lontani i giorni in cui andando al forno sotto casa la scelta era limitata. Idem per i consumi, nel senso che lustri or sono le famiglie ne acquistavano di più, in quanto a tavola serviva da “companatico”, e cioè per dare sostanza a pietanze che spesso non brillavano per abbondanza! E altresì la pasta veniva accompagnata da un panino – soprattutto quando il sugo era buono, ma essenzialmente perché dopo il primo piatto non c’era il secondo. Comunque per alcuni quanto riportato non fa testo; i giovani ad esempio, che per appetito ed esigenza continuano a consumarne ancora abbastanza, anche fuori pasto, mentre adulti e anziani meno. Per quanto concerne l’aspetto normativo – la panificazione è tutelata dalla legge n. 580 del 4 luglio del 1967 e s.m.i., in pratica risale ad oltre mezzo secolo fa, in una fase storica di crescita economica e dove al prodotto in oggetto si dava notevole importanza. La legge impone quali caratteristiche debba possedere il pane per essere considerato tale, le farine da adoperare (se di tipo 00 o integrali), la percentuale di acqua dell’impasto, i grassi da utilizzare, e ancora – indicazioni sulla vendita, sul trasporto e via discorrendo. Vista l’importanza della legge, sarebbe consigliabile che il consumatore ne prendesse visione, e proprio “on line” è facilmente reperibile e poi stampabile.

Il pane, sin dalla notte dei tempi, accompagna senza sosta la vita dell’uomo contribuendo a migliorala essendo foriero di nutrimento, e seppur con comprensibili modifiche e migliorie serba l’identica importanza che aveva per i popoli antichi. Appurato che il suo consumo è basilare, come indicazione generale vale la pena puntare sulla qualità senza avere in mente il risparmio come principio di scelta. In sostanza, spendere qualcosa in più rappresenta una garanzia per il consumatore, e in ogni caso non si tratta di investire cifre considerevoli. Infatti, anche in questo caso vale la regola che sussiste per ogni prodotto presente in commercio, ovvero che se costa “poco” un motivo ci sarà. Ciò detto è fondamentale stare attenti agli sprechi, sia per il portamonete che per civiltà. Per cui il pane avanzato non va buttato, sarebbe un insulto alla povertà dilagante, verso chi non lo può comprare tutti i giorni. Per la conservazione non ci sono grandi problemi, una volta acquistato va tenuto nel sacchetto di carta e lì può “sonnecchiare” per qualche giorno purché il luogo non sia umido. Successivamente, per renderlo più gradevole, è possibile riscaldarlo nel forno oppure affettarlo e passarlo sulla graticola, o per imbastire sfiziose ricette – sia spezzettato che grattugiato – ad esempio per la cosiddetta “panatura”, in qualunque modo gli esempi sono tanti. È sempre però buona regola acquistare il pane necessario, senza sciuparlo, ma come poc’anzi ‘rivelato’ se restano in dispensa un paio di panini non è certo un dramma. In epilogo – “buono come il pane” non è solo un’affermazione detta per riempirsi la bocca, bensì una palese verità impossibile da smentire.

FONTE: http://www.avantionline.it

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