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Pane, amore e nostalgia. Spunta una poesia del Duce in vetrina tra rosette e filoni: e l’Anpi protesta

Pane, amore e nostalgia. Spunta una poesia del Duce nella vetrina di una panetteria della Bergamasca: e tra rosette e filoni arriva la segnalazione all’Anpi. Già, sta sfidando le ire dei partigiani associati, e la legge Fiano, la titolare di una panetteria di Stezzano, piccolo centro della Bergamasca popolato da appena 13.000 anime, che nella sua bottega del pane in centro, tra filoni, pagnotte e dolci tipici di Carnevale, ha incastonato in vetrina, in bella vista, un manifesto sotto vetro che riporta un celebre motto di Mussolini: «Rispettate il pane. Sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema di sacrificio».

Cartello del Duce in vetrina col pane

La cosa, rilanciata dalle pagine di Milano de la Repubblica, non è passata certo inosservata a qualche indefesso fustigatore di costumi non condivisi il quali, urtato nella sua suscettibilità politica, ha pensato bene di segnalare il “fatto” all’Anpi. E l’associazione, naturalmente, solerte nel rispondere all’appello del sensibile cittadino di Stezzano, ha pensato di intervenire affidando recriminazioni e malumore alle esternazioni di Mauro Magistrati, presidente Anpi bergamasco, che sulla vicenda ha tuonato: «Scelta a dir poco discutibile – dice Mauro Magistrati, presidente Anpi bergamasco –. Esibire motti e simboli del fascismo è un’offesa alla storia della Resistenza», aggiungendo il calce un immancabile monito a rimediare tempestivamente: «Mi auguro che i titolari del panificio si ravvedano».

L’Anpi riceve la segnalazione di un cittadino e protesta

La titolare della panetteria, interpellata da Repubblica, da parte sua tiene a precisare che «la politica non c’entra nulla», ribadendo che la sua «è una scritta che parla di pane, di tradizione, di lavoro e sacrificio», tutti «valori in cui credo». Non solo: «siccome produciamo pane, non vedo niente di male a esporre una scritta di questo tipo», aggiunge in conclusione la signora a dir poco stupita del clamore seguito alla sua iniziativa, a cui ha dato seguito nel suo negozio, ispirata da principi in cui crede. Come a dire che non occorre criminalizzare negozio e proprietaria per quel manifesto che il servizio di Repubblica, data la presenza del simbolo del fascio littorio e il ricorso alla parola «podestà», definisce «molto coerente con l’anno 1937, ma certamente sorprendente se esposto nella vetrina di un frequentatissimo esercizio commerciale nel 2019». Ma la signora non è pentita e meno che mai avveduta, tanto che alla domanda del suo intervistatore che le chiede, «non le sembra una scelta un po’ azzardata?», replica serenamente che no, a lei «non sembra». E in fondo, se proprio si è turbati, basterà andare a comprare il pane altrove…

FONTE: http://www.secoloditalia.it

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