Il lockdown, ce ne ricordiamo sicuramente, ha fatto innalzare vertiginosamente il numero di pizzaioli e pasticceri casalinghi. Si è stati mesi interi ad impastare, condire e infornare, tanto da far finire il lievito nei supermercati.
Un’abitudine, sembra, che non è passata con la fine della quarantena di massa, e continua ad appassionare profumando di buono le stanze delle nostre case. Capita però, che l’odore buono di pizze, focacce e dolci si trasformi in puzza di bruciato o che il buon odore corrisponda ad un prodotto crudo e per niente buono. È quello che può succedere quando si è alle prime armi, nonostante la volontà di fare bene.
Ecco, nella maggior parte dei casi, l’errore sta nella temperatura che si sceglie per cuocere gli impasti. Esso è l’elemento a cui porre la massima attenzione e, di conseguenza, bisogna conoscere il proprio forno per calibrarne la potenza di cottura a secondo di ciò che si vuole cucinare.
Ogni prodotto, infatti, necessita di una temperatura differente per essere cotto ad arte, e questa ne determina le caratteristiche finali, sia in termini di fragranza e sapore che di conservabilità.
COTTURA E TEMPERATURE
I prodotti da forno cuociono per evaporazione dell’acqua che contengono all’interno, quindi più velocemente cuoceranno più conserveranno acqua all’interno. Difatti le temperature dei forni casalinghi di rado superano i 250 gradi e di conseguenza, soprattutto nel caso della pizza, si rischia di fare uscire dal forno un prodotto secco più che fragrante.
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