Nel gonfalone di Matera c’è il bue simbolo di laboriosità e, questo importante fattore di ricchezza legato alle campagne e alla zootecnica, nella sua bocca reca delle spighe di grano. I cereali, la farine e il pane di Matera rappresentano altrettanti simboli certi per chi volesse scoprire e apprezzare le radici più profonde della millenaria civiltà che si è sviluppata sull’altopiano murgico. Se ne sono accorti anche gli esperti di Gambero Rosso. Lungo la Penisola ci sono 370 panetterie che rappresentano la migliore qualità del nostro pane e, quindi, li hanno inseriti nella guida “Pane e Panettieri d’Italia 2021” (pagg. 239; 8,90 euro). Di questi, i proprietari di 43 panifici sono veri maestri dell’arte della panificazione. Arte che la direttrice della guida, Laura Mantovano, ritiene che forse è arrivato il momento di promuoverne la candidatura a patrimonio immateriale dell’Umanità tutelato dall’Unesco.
Fra queste 370 panetterie, tre sono di Matera (Pane e Pace, Panificio Cifarelli del negozio di via Istria, Antica ricetta Nonna Sesella che però fa capo al panificatore genzanese Nico Iacovera) e uno ciascuno di Tricarico (Calciano), Avigliano (Forno Valvano) e Potenza (Forno delle Sorelle Palese). Forse la Basilicata meritava un po’ di spazio in più in questa pregevole pubblicazione che, a leggerla bene, permette di individuare delle straordinarie chicche golose ed anche delle belle storie di antichi forni e di nuove generazioni di panificatori.
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