Sì a pomodoro e basilico, astenersi fette d’ananas. La «Pizzeria Sottocasa» della milanese Elena Della Volpe – bontà sua – ha pochi dogmi, ma tassativi. Nulla di eversivo, se non fosse che la «casa» non si trova all’angolo di via Magenta ma a New York, lungo la Lennox Avenue di una Harlem generalmente assai più nota per l’estro dei suoi sassofonisti che per quello dei pizzaioli. Proprio del jazz si dice che più è buono, meno la gente lo apprezza: lo stesso valeva anche per le Capricciose, con più di un cliente rimasto spiazzato dal diniego di servirla con le ali di pollo al posto dei carciofi. Più che avventori, avventurieri. E però, dopo un lungo corteggiamento, grazie a Elena e a suo marito Matteo i sapori italiani hanno infine sposato il palato yankee: a sette anni dalla sua apertura, «Sottocasa» è diventato un tempio del gusto per divi di Hollywood e newyorkesi d’Italia, incassando recensioni estatiche di New York Times e Guida Michelin.
Quindi, niente ananas.
«Ma per carità».
La vostra è una vera pizza italiana?
«La potresti mangiare identica a Spaccanapoli»
Lì costa quattro euro, da voi 15 dollari.
«Dubito però che in Italia si paghino 10mila dollari al mese di affitto. Per dire, il nostro pizzaiolo ne guadagna 1200 alla settimana».
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