Nei territori alpini il pane è da secoli un alimento strettamente legato alla tradizione locale e le coltivazioni dei cereali, segale e frumento caratterizzavano il paesaggio montano. Ad esempio, il pane di segale, simbolo della vita di altri tempi, era indispensabile per il nutrimento e comportava un anno intero di fatica per la coltivazione del cereale e per la produzione del pane stesso. Così in ogni villaggio e paese accanto alle sue strutture pubbliche come chiese e cappelle, scuole e latterie, aveva il suo forno.
L’accensione del forno del villaggio rappresentava un’occasione di gioia per l’intera comunità che, in attesa del periodo invernale, vedeva concretizzarsi il frutto di tanti mesi di lavoro. Per questo motivo, oltre che fondamentale per l’alimentazione nel villaggio, la panificazione era anche considerata un momento di incontro, di festa e di celebrazione.
Erano poche erano le famiglie che potevano produrre pane più volte nei diversi periodi dell’anno e la produzione di questo alimento coinvolgeva le famiglie e la comunità con ruoli ben precisi per tutti. Ad esempio, erano le donne a impastare la farina e a realizzare le forme di pane che gli uomini cuocevano, mentre i bambini attendevano con impazienza la cottura dei galletti che “i grandi” preparavano. La vita nei villaggi era scandita così.

Per celebrare questa antica usanza viene organizzata Lo Pan Ner, la festa comunitaria del pane che ogni anno unisce diverse località delle Alpi che, attraverso un percorso di “ritorno”, fanno rivivere la tradizione della panificazione. Così è diventata una festa transfrontaliera, che si svolge contemporaneamente in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Svizzera – Cantone Grigioni e Vallese –, Francia, Slovenia e Germania. Dalle borgate ai piccoli paesi di montagna, le popolazioni alpine si riuniscono attorno al fuoco per fare il pane e celebrare la storia e la memoria del luogo.
«Questo pane povero, scuro e duro rappresentava anche per i nostri emigrati e soldati, che lo assaporavano a piccoli pezzi, la loro casa, il loro villaggio. Oggi non pochi sono i giovani che investono in una agricoltura di ritorno, noncuranti di un progresso che ha trasformato il pane in un prodotto di diffusione commerciale. Oltre a una fonte di reddito, esiste la volontà di ridare al pane il ruolo di protagonista, di recuperare le tradizioni con le loro emozioni», raccontano gli organizzatori.
