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Il pane della ‘ndrangheta: i prezzi decisi da un “cartello” di aziende in mano alle cosche

VIBO VALENTIA I clan del Vibonese puntavano a «impadronirsi di interi settori economici che abbracciano le catene di “grande distribuzione” a livello provinciale, ma anche extra provinciale». Tra le branche in una holding criminale che abbraccia tutta l’economia della provincia c’è spazio per imprese che divengono «una vera e propria proiezione delle logiche criminali in campo commerciale». L’inchiesta “Maestrale Carthago”, firmata dai pm della Dda di Catanzaro – il procuratore capo Nicola Gratteri e i pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Giuseppe Buzzelli – svela «l’esistenza di un vero e proprio “cartello” della distribuzione e vendita del pane gestito totalmente da attività commerciali riconducibili a esponenti della criminalità organizzata». Tanto per cominciare, «la suddivisione territoriale dei destinatari dei prodotti (acquirenti) non è assolutamente frutto di un regime di libera concorrenza» ma «è oggetto di una specifica ripartizione fatta ex ante dalle strutture criminali, che in virtù dell’adesione alla ‘ndrangheta, riescono a saturare il mercato secondo precise logiche di fissazione prezzi e definizione del mercato». Niente concorrenza, ci pensa la ‘Ndrangheta a regolare i rapporti.  Sarebbe la ‘ndrina di Calabrò e Mileto, che fa capo alla famiglia Mesiano, la principale attrice in questo segmento del business mafioso. I Mesiano, appuntano i magistrati antimafia, «ormai da tempo si sono inseriti nel settore imprenditoriale del pane e derivati mediante alcuni “forni” aperti sia nella zona di Mileto sia nella Brianza». E la «condotta intrapresa» nel settore evidenzierebbe «una vera e propria gestione mafiosa dell’imprenditoria azzerando la concorrenza con i metodi tipici delle organizzazioni criminali». Quasi per caso, nell’inchiesta per l’omicidio di Salvatore Battaglia – 21enne ucciso a colpi di pistola nel settembre 2019 – emergono gli interessi dei clan per l’affare della panificazione. Anche la locale di Piscopio avrebbe messo gli occhi e le mani sul pane. I familiari di uno dei presunti sodali sono proprietari di un piccolo panificio. Quando un ristoratore non paga, il parente vicino alla ‘ndrina pensa a far valere i propri diritti con la violenza. «È da luglio che questo porco di merda non paga il pane! Non hai capito che oggi “abbusca”! […] adesso un bastardo di questo no… che a noi ci ha sempre pagati con assegni della posta intestati alla moglie. Adesso ci da un assegno della Bnl, che è tornato indietro […] questo dice che sono di un battesimo». 
Dieci anni fa, nel 2013, il camionista Angelo Antonio Corigliano muore – secondo la ricostruzione della Dda – dopo essersi rifiutato di perpetrare un danneggiamento a un supermercato ….Continua a leggere su: Corrieredellacalabria.it

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