MATERA – Il pane si spezza con le mani, un gesto antico, sacro, che da sempre unisce. E racconta di una lunga storia, patrimonio comune dei popoli mediterranei, saperi, tradizioni, identità, bellezza. Un miracolo che si rinnova ogni giorno per mano dell’uomo, che chiede nuova attenzione, nuova fratellanza, difesa dalle moderne fuorvianti strategie di marketing che puntano a demonizzare il consumo di pane additato tra le cause principali di obesità e all’origine delle patologie da benessere ponendolo in “sleale” concorrenza con il pane “caldo” sfornato a tutte le ore nella grande distribuzione a prezzi inferiori.
“Di fresco quel pane non ha nulla, è un prodotto precotto e congelato importato dai paesi dell’est europeo che certamente non racconta l’eccellenza del modello alimentare mediterraneo e del vero made in Italy”, tuona Vinceslao Ruccolo, piccolo artigiano del pane a San Vito Chietino (Chieti), figura leader nella Fiesa (Federazione degli esercenti dell’alimentazione) nazionale.
Ruccolo, cresciuto nel forno di famiglia a Casacalenda (Campobasso), è vice presidente di Assopanificatori e coordinatore della nascente rete di panettieri Fiesa Assopanificatori Mezzogiorno che riunisce artigiani di Abruzzo, Molise, Puglia, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e isole maggiori.
Una nuova invocata alleanza – che riconosce all’Abruzzo un ruolo strategico – per fare fronte comune, contrastare la cattiva informazione, rivitalizzare un settore straordinariamente identitario del comparto agroalimentare nazionale. È quanto si è ribadito a gran voce nella due giorni “I pani d’Italia-Il pane racconta la storia” organizzata a “Matera 2019” da Fiesa Assopanificatori Confesercenti con Ebipan.
Argomenti prioritari per la categoria e che saranno rilanciati con il sostegno di illustri relatori dai padiglioni del Lanciano Fiera per l’edizione numero 20 di Agroalimenta nel prossimo fine settimana, 22–24 novembre (www.lancianofiera.it).
Nella città dei Sassi, capitale europea della cultura per il 2019 e Città del Pane in virtù del profondo legame tra la storia del luogo e l’uomo, i maestri dell’arte bianca hanno voluto ribadire a gran voce di essere custodi di una ricchezza insostituibile, il pane quotidiano.
Un patrimonio di tutti che rischia di perdersi. Mettendo in ginocchio un settore vitale per la crescita del territorio sotto tutti i punti di vista, sociale, economico, culturale, turistico. Di fatto il consumo di pane artigianale di filiera nostrana è in picchiata: da 1 kg pro capite a inizio ‘900 a meno di cento grammi a testa dagli anni ‘80 a oggi, calo netto del 40% dettato dai diversi stili di vita, meno dispendiosi dal punto di vista energetico, più sedentari, ma anche dall’offerta molteplice di succedanei industriali del pane e prodotti da forno “per quanto non altrettanto semplici e salutari come una fetta di pane fatta ad arte, meglio ancora se condita con olio extravergine di oliva”, come rimarcato dai medici della nutrizione intervenuti al convegno organizzato nella due giorni a Matera “Il pane si racconta: tra crisi e rinascita”
“Circa la metà delle kilocalorie nella dieta di un individuo attivo deve provenire da carboidrati, fondamenta della dieta mediterranea. Ma nessuno segue questo principio, irretiti da altro genere di messaggi alimentari”, osserva Loreto Gesualdo, preside di Medicina all’Università di Bari. “Bisognerebbe tornare al pane e marmellata a colazione: pane di qualità con fibre grezze, meno sale: più gusto uguale più benessere”.
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