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Farina, zucchero e olio di semi: scatta la corsa all’accaparramento

Dopo giorni di allarme sul blocco delle importazioni di mais e grano, sono scattati i primi fenomeni, per ora ancora isolati, di accaparramento. E così Unicoop Firenze, per evitare che alcuni negozianti facessero incetta di farina, zucchero e olio di semi, ha stabilito che non si possano acquistare più di 4 pezzi per cliente. «Episodi circoscritti», precisa Coop, «non c’è al momento alcun rischio di mancanza di prodotti». Fenomeno simile in Sardegna, dove per il 14 è annunciato lo sciopero dei tir contro il caro-gasolio.

Allarmi per ora ingiustificati, ma considerato che al blocco delle importazioni dalla Russia e dall’Ucraina si sono aggiunte la decisione dell’Ungheria di dare un diritto temporaneo di prelazione allo Stato sulle merci da esportare, e lo stop all’export della Serbia, alcuni prodotti potrebbero scarseggiare. Federalimentare calcola un’autonomia di soli 30 giorni per l’industria mangimistica e di 40 per quella molitoria. «Sono prodotti trasversali e indispensabili alla gran parte delle filiere – spiega il presidente dell’organizzazione, Ivano Vacondio – se scarseggiano è a rischio il 70% dell’industria alimentare». «Per i cereali stiamo già utilizzando le scorte di magazzino – conferma Daniele Erasmi, presidente di Fiesa Confesercenti – Magari non rimarranno gli scaffali vuoti nei negozi, ma i prezzi cresceranno molto. Per il pollame c’è già un più 30-40% negli ultimi giorni per via dell’aumento dei prezzi dei mangimi». Aumenti che potrebbero estendersi a tutti i tipi di carne, avverte Donatella Prampolini, presidente Fida Confcommercio, per la «sostituzione dei mangimi a base di cereali con quelli a base di latte, un problema anche per la filiera casearia», al quale si aggiunge l’allarme imballaggi.

Agricoltori e industriali sono stremati dai rincari di energia e materie prime. Il ministro dell’Agricoltura Patuanelli ha chiesto in Consiglio dei ministri «un regime di aiuto straordinario sul modello dell’emergenza Covid», anche per aiutare le imprese a produrre di più, per far fronte all’emergenza. Per questo Confagricoltura chiede un allentamento dei vincoli Ue. Coldiretti ritiene che si possano coltivare «75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti e di grano duro e tenero», ma con la garanzia di contratti pluriennali. E della tenuta dei prezzi, aggiunge la Cia: se quello alla raccolta, a settembre, dovesse essere inferiore ai 41 euro al quintale attuali, la differerenza dovrebbe essere garantita dal governo.

Cereali. Per pane e pasta costi quasi raddoppiati

l pane e la pasta: le prime preoccupazioni da quando è scoppiata la guerra sono andate ai prodotti base dell’alimentazione italiana. Il grano duro per la pasta in realtà viene prodotto soprattutto in Italia, ma negli ultimi 12 mesi, calcola UnionFood, ha subito un aumento dell’80% «per l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, della speculazione internazionale e della corsa all’accumulo di beni essenziali da parte di alcuni Stati».
È in gran parte esportato invece il grano tenero che serve per il pane, i dolci e i biscotti. Ma l’allarme maggiore è per il mais. importato in grandi quantità dall’Ucraina, e componente di base dei mangimi alimentari.

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