I chilometri che macina ogni giorno superano i chili di farina, ma Fabio Vergagni, 37 anni, non lascerà mai le sue nonnine a corto di pane e sorrisi. Anche se i guadagni non sono elevati, il furgone del «panettiere volante» continuerà a fare su e giù per le valli: più di 200 chilometri su strade impervie di montagna per le consegne ad anziani, ristoranti ed alberghi. Una storia di una volta, in un territorio di rara bellezza dove le comodità, però, non sono proprio di casa. A Brallo di Pregola, 1.000 metri di altitudine, 580 abitanti sparpagliati in una ventina di frazioni, a resistere nonostante le difficoltà c’è ancora il forno di papà Francesco e mamma Silvana: «Il panificio andava bene — racconta Fabio —. Un tempo i residenti erano molti di più e queste località, soprattutto nei fine settimana, erano affollate da turisti, sia d’estate che d’inverno.
Poi le attività hanno chiuso, i paesini si sono spopolati, non si scia nemmeno più. Abbiamo iniziato a sentire la crisi pesantemente, rischiando di chiudere. Lavoro dodici ore al giorno ma almeno aiuto i miei genitori e faccio arrivare il pane anche nelle zone più isolate. «Fabio si alza ogni mattina intorno alle 5, con un caffè; poi comincia il diario di viaggio. Carica le ceste di micche, filoni, focaccia e altri generi alimentari, indossa il suo cappello da alpino, e parte. Alberi e vallate sono completamente imbiancati, l’aria è pungente, e il termometro segna sette gradi sotto lo zero, ma lui non si scoraggia: «Mi aspettano con quell’affetto che ti ripaga di ogni fatica. Mi hanno adottato come se fossi un nipote. Il giro potrebbe durare anche meno, a volte, ma se non mi siedo a fare merenda o a bere un caffè non mi lasciano andare via».
Il suo non è soltanto un servizio per le comunità della Valle Staffora e dell’alta Val Trebbia, ma una buona azione sociale. Il giro è sempre quello: dal centro del Brallo, si sale a Pregola per poi scendere su quella strada stretta e piena di tornanti che da Ceci porta a Bobbio, in provincia di Piacenza, dove Fabio consegna il pane anche a diverse rivendite. Poi percorre la strada al contrario e si arrampica di nuovo, verso Menconico e le sue diciassette frazioni abitate da cinque o sei anime. Qui, negli anni Ottanta c’erano sei botteghe, due gastronomie, due trattorie e un panettiere; l’ultimo ad aver abbassato la serranda. «Menconico è la metropoli del mio tour (360 abitanti, ndr) — racconta Fabio divertito —. Quando arrivo nella piazza del paese vengo accolto sempre con grande entusiasmo. Il sindaco stesso mi ha chiesto di fare questo servizio anche da loro, perché sono rimasti senza negozi e l’alimentari più vicino è a nove chilometri».
Sul furgone, allestito come un minimarket, c’è un clacson potenziato che suona all’ingresso delle piccole frazioni. Fabio si è dovuto ingegnare per segnalare il suo arrivo:«I nonnini hanno qualche problema d’udito». A volte non basta, bisogna avvicinarsi alle finestre e chiamarli per nome, ad alta voce. Tra di loro c’è Carluccio, 89 anni, che aspetta il «panettiere volante» ogni martedì, giovedì e sabato come se fosse sempre festa: sulla tavola del soggiorno ci sono bicchieri, bottiglie da stappare, e salami da assaggiare.
Non ci si può tirare indietro, la prossima consegna tarderà di qualche istante. La tappa successiva è da Emilia, 90 anni, storica oste della trattoria La Frasca che ha chiuso battenti e fornelli dopo ben 120 anni. Si preoccupa per le previsioni: l’aria è fredda; mettono neve quassù. Ma Fabio è attrezzato e quando c’è la neve carica la pala sul furgone e parte per i 200 chilometri di saliscendi. Anche per un pezzo di pane soltanto, ma condito da sorrisi sinceri.
FONTE: https://milano.corriere.it