Rinaldo Bedon sta dietro un forno da quando ha 13 anni. Oggi ne ha 61, ma «quell’odore di pane cotto, il caldo delle temperature roventi, le sveglie di notte per impastare, sono sempre le stesse sensazioni», racconta il panettiere di origini venete, a Buccinasco dal 1981, quando ha deciso di aprire un negozio alle porte di Milano. «Ho iniziato che andavo ancora alle medie – ricorda –, il fratello di un amico faceva il panettiere e mi ha chiesto se gli davo una mano. Ho iniziato il pomeriggio, poi di notte. Mi svegliavo alle due e mezza, andavo a infornare, poi alle 7 tornavo a casa, mi cambiavo e andavo a scuola. Mi addormentavo sul banco e il mio insegnante si arrabbiava. Un giorno ha chiamato mia madre di nascosto per mostrarle che dormivo in classe e umiliarmi. Mia madre gli ha risposto che lavoravo di notte e lui si è vergognato, ha capito il sacrificio».
Una storia da libro Cuore, insomma, che rispecchia bene il sentimento di Rinaldo per quello che crea, il pane. Una devozione, tanto che lo spreco di quel cibo lo ha spinto a ideare un’iniziativa che da vent’anni sta riscuotendo enorme successo: la rottamazione del pane. Esattamente come capita con le macchine: si porta quello avanzato, anche secco, e si riceve in cambio uno sconto del 15% sull’acquisto di quello fresco. «L’idea mi è venuta perché non mi piace chi butta il pane e per un fatto che mi è successo anni fa – racconta il panettiere –. Un signore anziano che veniva in negozio diceva: “Oggi compro solo un panino perché mangio quello che è avanzato ieri“. Allora gli ho risposto di portarlo qui, che gli avrei fatto uno sconto per comprare un panino fresco». Il pane raffermo, poi, è destinato alle cascine, ai canili, a chi cura gli animali e deve sfamarli. Così dopo vent’anni, l’iniziativa ha raccolto adesioni su tutto il territorio, i clienti arrivano anche da fuori città per approfittare dell’occasione. Ma c’è anche chi quello sconticino lo lascia in negozio, «per fare del bene – assicura Bedon –. Chi non vuole portarsi a casa i soldi della riduzione li lascia in un barattolo: a fine anno li impieghiamo per adottare un bambino a distanza. Sono circa 300 euro, ogni anno c’è un nuovo bimbo da aiutare». Per Bedon non è «niente di grandioso – afferma umile –, se possiamo aiutare chi sta peggio di noi lo dobbiamo fare volentieri, è un obbligo morale».
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